IL REPORT

Gsma: 5G, Europa candidata alla leadership. Ma Bruxelles riveda le norme

Le telco vogliono riaprire il dibattito su Codice per le comunicazioni elettroniche e ePrivacy. Nel 2025 più del 30% delle connessioni mobili in Europa sarà su reti 5G, le connessioni 4G supereranno a fine 2017 quelle 3G. Industria 4.0 e consumo dati alimentano la crescita per un’industria che vale il 3,4% del Pil Ue

18 Ott 2017

Patrizia Licata

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Sulle reti 5G correrà più del 30% delle connessioni mobili in Europa nel 2025: a dirlo è il nuovo report della Gsma ( The Mobile Economy: Europe 2017): l’associazione che rappresenta gli interessi degli operatori mobili in tutto il mondo, calcola che in Europa ci saranno 214 milioni di connessioni 5G entro il 2025 e questo renderà il nostro continente uno dei più grandi mercati mondiali per la tecnologia mobile di nuova generazione. Le prime reti 5G commerciali in Europa saranno attivate entro il 2020 e, stando alle stime attuali, forniranno copertura di rete 5G per quasi tre quarti della popolazione europea entro il 2025.

“Con l’inizio dell’era del 5G l’Europa ha l’occasione di ritornare a essere leader tecnologico globale nelle comunicazioni mobili, ma questo obiettivo può essere raggiunto solo se i governi si muovono velocemente e con misure ambiziose per attuare le riforme regolatorie necessarie per aumentare la competitività della nostra regione su scala globale e far arrivare ai cittadini dell’Europa servizi innovativi”, ha sottolineato Mats Granryd, direttore generale della Gsma. “Un ambiente normativo capace di preparare il terreno per il futuro e incoraggiare investimenti di lungo termine e innovazione nell’infrastruttura digitale dell’Europa è essenziale per preservare un ecosistema mobile vitale nel nostro continente e trasformare in realtà la vision della Gigabit Society tracciata dalla Commissione europea“.

L’Europa è la regione mondiale con la più alta penetrazione mobile: a fine 2016 si contavano 456 milioni utenti mobili unici, pari all’84% della popolazione europea. Questo vuol dire che c’è poco spazio per l’aumento delle subscriptions: nel 2020 raggiungeremo, secondo le stime della Gsma, quota 469 milioni di utenti unici, o l’86% della popolazione, pari a un tasso di crescita annuale composito dello 0,7%. Tuttavia, la rapida migrazione verso le reti 4G è una buona notizia per gli operatori: il 4G rappresenta un terzo delle connessioni mobili in Europa a fine 2016 e supererà il 60% del totale nel 2020, man mano che la copertura delle reti 4G sarà estesa e un numero crescente di europei sceglierà device mobili che supportano il 4G per poter consumare dati in quantità maggiore e in modo più efficiente. Già quest’anno la Gsma prevede che le connessioni mobili 4G supereranno quelle 3G in Europa per la prima volta e la diffusione delle reti 4G non si fermerà con l’avvio dell’era del 5G, grazie a upgrade di rete basati su tecnologia Mimo (Multiple Input, Multiple Output) e altre soluzioni.

Sul fronte dei guadagni per le telco, la crescita delle revenue in Europa mostra segni di stabilizzazione dopo un lungo periodo di contrazione. Il fatturato degli operatori mobili europei è a quota 143 miliardi di euro nel 2016 e entro il 2020 dovrebbe lievemente salire (146 miliardi) grazie alla crescita della domanda di dati, all’allentamento della pressione normativa e anche al miglioramento delle condizioni macro-economiche. L’anno scorso le tecnologie e i servizi mobile hanno generato un valore economico di 540 miliardi di euro in Europa, pari al 3,4% del Pil totale, secondo la Gsma. Entro il 2020, tale contributo crescerà ulteriormente a 670 miliardi di euro o il 3,9% del Pil perché l’adozione di tecnologie machine-to-machine e la digitalizzazione industriale e dei servizi alimenta la crescita delle comunicazioni mobili.

Il settore mobile impiega anche 2,6 milioni di persone in Europa, ma per sostenere la sua crescita e la produzione di valore per le economie e di innovazione per l’intero ecosistema, la Gsma sostiene che occorre un ripensamento delle regole per il settore delle telecomunicazioni e chiede (come già fatto in passato) una revisione della strategia del Digital single market lanciata dalla Commissione europea, soprattutto per quel che riguarda il codice per le comunicazioni elettroniche (European Electronic Communications Code) e le norme sulla protezione dei dati personali (ePrivacy Regulation).

“L’Europa ha bisogno di un approccio olistico e di un quadro regolatorio che rafforzi la sua posizione come meta preferenziale per gli investimenti e polo del’innovazione”, afferma Granryd. “Chiediamo di riaprire il dibattito tra governi e industria per capire le prestazioni e i risultati del Digital single market, valutare possibili cambiamenti e capire invece in quali aree la regolamentazione può promuovere lo sviluppo nel lungo termine di un’Europa veramente digitale“.

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